Muoversi nella discografia di Blank Dogs è come muoversi in un ginepraio. Minuscole schegge di vinile sparse in ogni dove rischiano di colpirci e farci innamorare all’istante.
L’ennesimo 7” di una produzione realmente sterminata – sebbene relativamente giovane – esce per una neonata label danese 4:2:2 e si pone esattamente al guado tra reminiscenze wave e bedroom pop.
La caligine wavey con la quale Blank Dogs ricopre le trame pop fa il paio con un approccio lo-fi che è dogma incontrastato e che distorce, sporca, strazia (a volte) quelle stesse trame. E così facendo le impreziosisce trasformandole in piccole gioie per chi ha ancora orecchie non anestetizzate.
L’incendiario anthem urlato nell’omonimo pezzo sul lato A (Setting Fire To Your House) ci invita a bruciare tutta la nostra collezione di dischi tra reminiscenze da Cure imberbi, gloomy sundays e sporcizia infilata sotto il tappeto dello studio di registrazione. L’altra faccia della medaglia è I Was Counting; se possibile ancor più wave anni ’80, anzi a dirla tutta è synth-pop con voce distorta da una cascata di feedback involontario.
All’orizzonte altre uscite in formati minori e per etichette sempre più sconosciute, quasi che chiunque si nasconda dietro il nom del plume voglia incoraggiarci ad una caccia al tesoro sempre più soddisfacente.
L’ennesimo 7” di una produzione realmente sterminata – sebbene relativamente giovane – esce per una neonata label danese 4:2:2 e si pone esattamente al guado tra reminiscenze wave e bedroom pop.
La caligine wavey con la quale Blank Dogs ricopre le trame pop fa il paio con un approccio lo-fi che è dogma incontrastato e che distorce, sporca, strazia (a volte) quelle stesse trame. E così facendo le impreziosisce trasformandole in piccole gioie per chi ha ancora orecchie non anestetizzate.
L’incendiario anthem urlato nell’omonimo pezzo sul lato A (Setting Fire To Your House) ci invita a bruciare tutta la nostra collezione di dischi tra reminiscenze da Cure imberbi, gloomy sundays e sporcizia infilata sotto il tappeto dello studio di registrazione. L’altra faccia della medaglia è I Was Counting; se possibile ancor più wave anni ’80, anzi a dirla tutta è synth-pop con voce distorta da una cascata di feedback involontario.
All’orizzonte altre uscite in formati minori e per etichette sempre più sconosciute, quasi che chiunque si nasconda dietro il nom del plume voglia incoraggiarci ad una caccia al tesoro sempre più soddisfacente.
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