lunedì 12 gennaio 2009

Factums – The Sistrum/A Primitive Future lp

Tra i gruppi che hanno caratterizzato il 2008 un posto di rilievo è occupato sicuramente dai Factums, trio wave da Seattle titolare di almeno un paio di uscite lunghe memorabili.
Dopo l’accoppiata del 2007 – l’esordio omonimo per Siltbreeze che rieditava un cd-r homemade e Spells & Charms per Kill Shaman – l’anno appena trascorso ha visto altre due release lunghe, ovviamente entrambe in vinile, per Sacred Bones e la neonata Assophon.

In tempi di elefantiaca sovrabbondanza discografica, però, non sono tanto le uscite a segnare la specificità dei Factums, quanto quell’etica/estetica retrofuturista che Dan Strack, Jesse Paul Miller e Matthew A. Ford mettono in atto con estrema nonchalance e che trova la sua sublimazione nella colonna sonora immaginaria A Primitive Future.

Andando con ordine, è The Sistrum a vedere per primo la luce. Incastonato in una delle stupende cover della Sacred Bones – gente che conosce bene il significato di estetica – deforma ancor di più i territori instabili percorsi nei dischi precedenti. Una wave smostrata, mutante, arcaicamente futurista e fieramente spastica che se ne fotte altamente di forma-canzone e linearità espressiva. Che passa cioè attraverso i paludosi lidi di industrial-music e immaginario sci-fi, San Francisco fine ’70 e Inghilterra grigia e cementizia (grossomodo Sheffield), wave che più out non si può e dilatazioni da america weird noise, approssimazioni garage-oriented e rumorosissime escursioni shitgaze.

A Primitive Future è invece la colonna sonora per un film inesistente che acuisce ancor di più la tendenza sperimentale del trio, frammentando lo spettro sonoro in una disomogeneità che dagli schizzi sotto il minuto arriva ai 12 minuti della suite di Looking For The Armpit Of A Snake. Stranamente però la coesione dell’album resiste alle fratture imposte dai tre e l’andamento da buco spazio-temporale del suono è tipicamente riconoscibile come Factums. Quello cioè di una attitudine, anzi di una predisposizione al weird che fa assurgere il trio al ruolo di improbabile mix tra Chrome, Dead C e Residents proveniente, nella migliore delle ipotesi, da Marte. Dall’inferno, nelle peggiori.


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