sabato 29 novembre 2008

Wavves – Beach Demon 7”

Ghiotto antipastino per l’album d’esordio di Wavves questo 7inch, ennesima prova della deturpata america underground. Lo-fi psycho-pop a go-go, maciullato e abbrutito come da manuale per cui vale lo stesso discorso fatto per Blank Dogs e Dead Luke, tanto per fare due nomi. Solo che se lì veniva preso a riferimento il mondo del synth-pop figlio della wave più sinistra, qui è il bubblegum-pop ad essere oggetto di violenza.
In queste due tracce però convivono i due stati d’animo di Nathan Williams, titolare del progetto: se la spiaggia di Beach Demon lo rende euforico e sbroccato, pronto a far sfracelli a colpi di muscolarità spastica, l’erba di Weed Demon lo atrofizza in una sognante e poppissima nenia.
Il bello è che se si ripulisse la prima dalla melma no-fi e dalla patina di iconoclastia adolescenziale che la avvolge, il risultato non sarebbe poi tanto lontano dalla seconda.

mercoledì 12 novembre 2008

Los Llamarada – Against The Day 7”


Il bello della globalizzazione e del 2.0, in definitiva, è che il mondo musicale non conosce più confini. Ecco così che ci si ritrova tra le mani un gruppetto messicano che si rifà ai suoni americani più europei ed esce per una piccola etichetta italiana. E che a dirla tutta è pure un bel sentire.

Quintetto garage in partenza, questi Los Llamarada da Monterrey sono influenzati nello stesso tempo dallo Jodorowsky di El Topo e dai Fall, dai Bauhaus e dal make-up della spagnola Alaska.

I tre pezzi del 7” uscito per AVANT! smembrano le coordinate garage-punk di base virandole verso lidi lo-fi (la registrazione live su tape volutamente in cessofonia), escrescenze noise (il catalogo Siltbreeze è più di un referente nella de-strutturazione dei pezzi), rigurgiti psych e attitudine a metà tra il ludico e l’iconoclasta.

Non hanno forma compiuta né sembrano esservi interessati; mischiano tutte le disparate influenze in uno shaker e le vomitano su chi ascolta incuranti di scene ed etichette, oltre che delle buone maniere musicali.

L'ennesima dimostrazione di quanto sia importante la cosiddetta periferia nello sviluppo di certi suoni, ehm, di confine.


lunedì 10 novembre 2008

Compoundead – Viscera cs


Esiste una scena noise in Italia? La risposta è sì, anche se il concetto di scena al tempo del 2.0 è decisamente anacronistico e fuori luogo.
Compoundead è dimostrazione pulsante dell’eterogeneo insieme di realtà (due per tutte, Dokuro e 8mm) che dimostrano di aver assorbito certi insegnamenti americani legati al nuovo d.i.y. di matrice noise. Ma attesta anche la vitalità di una periferia che, giocoforza, aveva fatto dell’autoproduzione “punk” non solo il segno della propria integrità fiera e incompromissoria, ma anche la forma espressiva genuina e viscerale del proprio essere contro.
Nello specifico, Compoundead è emanazione dell’Onza’s fratellanza: Massimo (responsabile di MammaMiaQuantoSangue) e la sorella Mara oltre a mantenere in vita l'etichetta di famiglia MastroTitta, armeggiano incazzati con microfoni, microfoni a contatto, effetti, bassi trattati e chissà quant’altro cercando (e riuscendoci) di unire il noise brutale che da MB arriva fino a Wolf Eyes con una attitudine in partenza punk.
Musica da cameretta per noisers antropofagi? Punk d.i.y. post-tecnologizzazione di massa? Quale che sia la definizione che più vi aggrada, sappiate che i due lunghi pezzi della bellissima k7 rossa – l’omonimo sul lato A, Black Milk sull’altro – non si perdono mai in lungaggini pretenziose o autoreferenziali che di solito sono le pecche di un certo tipo di suoni; ma anzi spingono verso una sorta di trascendenza ipnotica niente male.

sabato 8 novembre 2008

Trensmat Special part II: Cheval Sombre – I Sleep 7”

One-man project da NY, Cheval Sombre si muove delicato e soffice su territori da shoegaze alieno, drogato e slow.
La title track è servita sul vinile in due tranche – la Alpha Waves sul lato A e quella Delta sul B – ed è un tenue e astratto dream-pop lunare che si regge su una texture filamentosa e ascendente. Dreaming and waveing, quale testimonianza del lato più evanescente dell’animo Trensmat.
Nel cd allegato, oltre alla versione full di I Sleep che una volta riunita dilata ancor di più la sensazione slow-soporifera from outer space del vinile, ci sono come sempre tracce esclusive. Strangest Though (Holy Mix) vede alla produzione sua santità Sonic Boom in persona, tanto per stabilire padri putativi ed eredità evidenti. Trance in reverse, sinuosa e ipnotica come da manuale che si muove su una ipotesi MercuryReviana di primo periodo (da Yerself Is Steam/Lego My Ego nello specifico) per quasi 8 minuti, con variazioni quasi impercettibili. Il remix di Troubled Mind – opera dell’ex Luna Britta Philips – è invece una gemma bucolica fatta di elementari arpeggi in sospeso equilibrio e di una voce a dir poco cristallina.
Per quel che mi riguarda, secondo colpo su due dopo i Cave; proposte magari antitetiche ma che per certi versi sottolineano aspetti e sensibilità comuni nel catalogo Trensmat.
Dopotutto come dicono da quelle parti, every noise has a note.

venerdì 7 novembre 2008

Trensmat Special Part I: Cave – Butthash 7”


Sono etichette come l’irlandese Trensmat che fanno la gioia di chi ama il vinile. Gente che la musica la preferisce in vinile, sonically & aesthitically. Pertanto solo 7” in edizioni curatissime, molto spesso coloured e sempre in edizioni limitate. L’ambito stilistico è grossomodo spacey, dato che le uscite Trensmat indagano quella terra di nessuno posta tra drones, noise e shoegaze. Mentre è in lavorazione un tributo agli Hawkwind in 3 split 7” (con Mudhoney, Acid Mothers Temple e Kinski, tra gli altri), le ultime due uscite sono a nome Cave e Cheval Sombre.
I Cave sono una formazione da Chicago (dovrebbero essere un duo ma a occhio e croce potrebbero essere molti di più) che rielabora in forma altamente tribale e post il kraut made in Deutschland. Groove infiniti, spaziosi e spaziali, materici nel loro incedere energico e muscolare che rimandano indistintamente a funky e wave. Roba che avrebbe ancor più senso se i solchi del vinile non finissero dopo pochi minuti ma si espandesse all’infinito. Pensate ai Circle meno coatti che giocano a fare gli Hawkwind seduti intorno ad un drum-circle e forse ci sarete vicini.
Nel cd allegato, nella miglior tradizione della casa, oltre alle viniliche Butthash e Machines & Muscles, trovate altri due pezzi (brevi, troppo brevi!) e un video per la title track che evidenzia il lavoro sui visuals che una musica del genere giocoforza necessita.