
È bellissimo non sapere nulla di un gruppo. Chi siano, cosa suonino, quanti siano, da dove vengano. Nulla di nulla, se non affidarsi solo alla musica. Punto e basta.
È quello che succede con questi Mayyors. Che criptici a dir la verità lo sono proprio di brutto. Né maispeis, né sito. Tanto meno promozione o passaparola virale sul web.
Ergo, vai con la musica.
Tre pezzi – in realtà due + una breve intro industrial-cacofonica – in questo secondo vinilino che si muovono in totale esagerazione di volumi. A tirare le fila del suono è un basso caterpillar, iperdistorto e rumorosissimo, vicino a certo noise targato AmRep, tipo Hammerhead (per chi se li ricorda). Rotondo, grasso, circolare, specie in un pezzo come White Jeep.
Ma anche la chitarra in perenne delay e la batteria forsennata non scherzano in quanto a parossismo. La prima, affogata nei feedback, è un rantolo che smostra riff originariamente punk; la seconda cerca di dare un senso al nonsense dilagante mantenendo una cassa dritta più possibile.
Ma – la disperazione rumorosa di Airplanes insegna – non si può fermare il rumore che incancrenisce la parte finale del 7 pollici.
Ma – la disperazione rumorosa di Airplanes insegna – non si può fermare il rumore che incancrenisce la parte finale del 7 pollici.
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